[GS📏] La bandiera arcobaleno
Confesso una cosa. Quando ho deciso di iniziare questa newsletter avevo anche in testa quello che sarebbe dovuto essere il primo argomento. E non era questo.
Poi però è arrivato giugno e la bacheca di tutti i miei social ha iniziato a colorarsi di arcobaleno.
Giugno è un mese molto importante per la comunità LGBTI+ (di cui faccio parte) perché in questo periodo dell’anno, in molti paesi del mondo, si svolgono le parate dei Pride: manifestazioni annuali nate in seguito ai Moti di Stonewall a New York del 1969 e che hanno come obiettivo quello di promuovere i diritti delle persone Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans*, Intersessuali e di tutti coloro che hanno un’identità di genere o un orientamento sessuale non conformi a quella che viene considerata la norma.
Ho quindi deciso di lasciare per un momento da parte il primo argomento a cui avevo pensato, molto più tecnico di questo, per celebrare questa ricorrenza raccontandovi come è nata la bandiera arcobaleno.
Se vi chiedete cosa c’entri con la grafica tutto questo, la risposta è molto semplice. La bandiera arcobaleno oggi è un’immagine riconosciuta in tutto il mondo. Sempre più persone sanno, quando vedono una bandiera, un manifesto o un gadget con i colori dell’arcobaleno, di cosa si tratta, anche se questi colori non sono accompagnati da nessuna spiegazione.
È un po’ quello che succede con lo Swoosh della Nike. Non c’è nessun bisogno che sia accompagnato dalla scritta Nike perché si sappia subito di cosa si tratta.
Questa newsletter fa quindi parte di quegli episodi che ho intenzione di dedicare all’approfondimento della cultura grafica. Quando vogliamo fare grafica infatti sono importantissime le nozioni tecniche, ma conoscere le immagini e la loro storia ci aiuta a fare grafica con consapevolezza.
Fatte le doverose premesse, direi che possiamo cominciare.
LA STORIA DELLA BANDIERA ARCOBALENO
La bandiera arcobaleno fu ideata e disegnata dall’attivista e artista Gilbert Baker e sventolò per la prima volta il 25 giugno 1978 a San Francisco alla Gay Freedom Day Parade.
La bandiera nacque dalla necessità di Baker e della sua comunità di trovare un simbolo che rappresentasse le rivendicazioni e la voglia di libertà delle persone LGBTI+.
Il risultato di questo bisogno fu una bandiera arcobaleno ad otto colori. Ad ogni colore fu assegnato un significato: rosa (sesso), rosso (vita), arancione (salute), giallo (luce del sole), verde (natura), turchese (arte), indaco (serenità) e viola (spirito).
Qualche mese più tardi, dopo l’uccisione dell’attivista e consigliere comunale di San Francisco Harvey Milk, la richiesta e quindi la produzione di bandiere arcobaleno aumentò considerevolmente.
L’azienda che realizzava queste bandiere iniziò a vendere bandiere arcobaleno senza la striscia rosa e anche lo stesso Baker iniziò a produrre una versione senza la striscia rosa. La scelta non fu basata su considerazioni estetiche o politiche ma su pure ragioni pratiche: all’epoca era estramamente difficile trovare del tessuto rosa.
L’anno dopo, nel 1979, in occasione della parata del Pride di San Francisco, la bandiera perse un’altra striscia. Anche in questo caso le motivazioni furono pratiche. Gli organizzatori infatti volevano decorare i due lati della strada con i colori della bandiera arcobaleno. Per farlo però avevano bisogno di un numero pari di strisce. Decisero quindi di abbandonare l’indaco e il turchese e di sostituirli con un’unica striscia blu. Fu così che nacque la bandiera a sei colori che dagli Stati Uniti iniziò a diffondersi in tutto il mondo e divenne presto un simbolo internazionale della comunità LGBTI+.
Nel 2015, per preservarne la storia e tramandarne la memoria, il MOMA (Museum of Modern Art) di New York ha inserito la bandiera arcobaleno nella sua collezione.
Anche se la bandiera a sei colori rimane la più diffusa e la più conosciuta, negli anni sono state realizzate numerose varianti.
Un esempio recente è la bandiera ad otto colori adottata per la prima volta dagli organizzatori del Pride di Philadelphia nel 2017. I colori aggiuntivi in questo caso sono il nero e il marrone e il loro intento è quello di portare alla luce le problematiche legate al razzismo all’interno della comunità LGBTI+.
DIFFERENZE CON LA BANDIERA DELLA PACE
Una bandiera molto simile alla bandiera arcobaleno LGBTI+ è la bandiera della Pace. Una prima versione della bandiera della Pace, in Italia, è stata usata durante la prima marcia per la Pace Perugia-Assisi nel 1961.
Le due bandiere sono facilmente distinguibili da chi le conosce bene. La bandiera della Pace infatti è formata da sette colori (viola, blu, azzurro, verde, giallo, arancione e rosso) e questi colori sono disposti al contrario rispetto a quelli della bandiera LGBTI+. Inoltre la bandiera della Pace riporta quasi sempre la parola PACE al centro.
I MOTIVI DEL SUO SUCCESSO
Mentirei se vi dicessi che conosco i motivi per cui questa bandiera ha avuto così tanto successo e diffusione fin dalla sua nascita. Posso però provare a fare alcune ipotesi.
Intanto credo che la comunità LGBTI+, così variegata al suo interno, si sia identificata molto facilmente con un simbolo che trasmette diversità (tanti colori) e vivacità (colori molto accessi).
Molto probabilmente è solo la mia immaginazione, ma vedo gli attivisti e le attiviste del tempo pensare: “Esistiamo, siamo intenzionate a lottare per i nostri diritti e porteremo l’arcobaleno ovunque andremo”. Che in realtà è l’idea con cui molti e molte di noi oggi sfilano ogni anno ai Pride.
Dal punto di vista grafico poi è un simbolo estremamente facile da riprodurre, bastano sei pennarelli colorati. E questi colori possono essere applicati a qualsiasi elemento grafico o a qualsiasi materiale possa venirvi in mente, l’importante è solo avere a disposizione quei sei colori e metterli nella giusta sequenza.
Credo di non essere troppo lontana dalla realtà se vi dico che la necesittà di identificazione di una comunità unita alla facilità di utilizzo grafico, abbiano decretato il successo e la diffusione di questo simbolo.
IL FONT GILBERT
Il 31 marzo 2017, all’età di 65 anni, muore Gilbert Baker. Per onorare la sua memoria New Fest e NYC Pride in collaborazione con Fontself hanno disegnato e rilasciato gratuitamente un font denominato Gilbert.
Qui sotto potete vedere il video di presentazione del font che spiega molto bene le motivazioni che hanno portato alla sua realizzazione, anche se purtroppo è solo in inglese (senza sottotitoli).
Il font esiste in due versioni, una classica ed una colorata. La versione colorata è un font Open Type.
Approfondiremo i font Open Type in futuro, per ora vi dico solo che non tutti i programmi supportano questo tipo di font. Se anche scaricate la versione colorata del font Gilbert quindi, è normale che non riusciate ad utilizzarlo in programmi come Word. O almeno, potete usarlo ma non vedrete i colori, vi apparirà nero come la versione classica. Se siete possessori di Mac invece potete usare la versione colorata con Pages.
Per saperne di più su questo font e per scaricarlo gratuitamente potete visitare il sito Type With Pride. Di recente sono stati aggiunti al font anche i caratteri Katakana (caratteri dell’alfabeto giapponese).
È anche disponibile una versione animata del font (Gilber Animated) per il programma Adobe After Effects.
Personalmente ho trovato questa iniziativa davvero meravigliosa. Credo che non potessero pensare ad un modo migliore per ricordare un’artista che ha ideato il simbolo di una comunità che ha radici in ogni angolo della terra.
Per oggi è tutto. Ci leggiamo tra due settimane!
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